Venerdì 28 marzo si è tenuto presso la Camera di Commercio di Milano, nel contesto più esteso del More Than Zero Festival, l’incontro dal titolo “Digital Prosperity“, con la partecipazione di Francesco Sacco, Salvo Mizzi, Joi Ito, David Orban, Federico Rampolla, Derrick De Kerckchove e Gian Paolo Torriello.
Di questo Panel vorrei riportare qui alcuni ragionamenti, in modo sintetico e senza alcuna pretesa di completezza (rimando ai blogs degli speakers per maggiori dettagli). Devo dire che la prima parte dell’incontro è stata occupata da luoghi comuni e tante parole già sentite, forse troppe parole.
Mentre ecco aprirsi con Luca De Biase una finestra che porta ossigeno fresco, giusto quando si inizia a parlare di qualità e non di quantità, di nuovi indicatori del benessere e non di PIL, di decrescita felice anziche di sviluppo senza fine.
«Il lato qualitativo, rappresenta per alcuni il benessere e la felicità. Si parla in questo caso dell’economia della felicità, che si contrappone al modo consumista di interpretare la felicità. Ciò che da soddisfazione dal consumo è a breve termine, mentre ciò che è di lungo periodo sono le amicizie, le relazioni. I nuovi media danno la possibilità alle persone di connettersi in nuovi modi. […]
Il nuovo medium è fatto di persone, persone che si esprimono e si connettono, non è l’ultima soluzione, ma è chiaramente una possibilità. Nel momento in cui si mette in luce questa dimensione, dal punto di vista della messa in relazione delle persone, ci si orienta verso una crescita qualitativa e non quantitativa».
Con David Orban (photo by Joi Ito) si iniziano a comprendere meglio i margini in cui ci stiamo muovendo.
Difatti Orban sottolinea la particolarità di questo periodo di digitalizzazione, utilizzando la metafora fisica del cambiamento di stato, «se scaldiamo l’acqua, sino a 90°, lo stato fisico dell’acqua non subisce grandi variazioni, ma dai 90 ai 105 succede molto, anzi l’acqua a 105 non arriva nemmeno, perché a 100° si trasforma in vapore».
Si parla perciò di un «cambiamento di paradigma nella realtà». Tanto è forte il cambiamento dovuto all’innovazione digitale, tanta è l’inerzia culturale italiana che lo contrasta e lo rallenta. In questo caso si “tratta di una mentalità che deve essere aperta”. Una cultura aperta è portatrice di valore aggiunto.
Joi Ito (photo by Jonathan Moore) sottolinea il fatto che «Prosperity è una parola pericolosa, perché molte volte connessa al consumismo».
Sono della stessa idea e aggiungo che oggi il consumismo non rappresenta certamente prosperità, semmai un decadimento volgare e provinciale. Ed è direttamente proporzionale al capitale concesso, più soldi si hanno da spendere e più si consuma.
L’arrivo, giusto alla fine del panel, di Derrick de Kerckhove (photo by Joi Ito) è stato l’hype di tutto l’incontro. In poche brevi parole ha sottolineato l’importanza per l’Italia di garantire una rete wireless e gratuita per tutti. «E’ possibile che nelle Università italiane ci sia wireless, ma non ci si può accedere?». Inoltre, De Kerckhove ha giustamente fatto notare che non si può parlare di “Prosperità tecnologica”, se non teniamo conto dell’ambiente naturale e dei limiti imposti da questo.
Grazie Derrick, un immenso piacere averti conosciuto, come è anche stato un grande piacere avere conosciuto Joi, Luca ed infine grazie al già conoscente David.
a presto JSR